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Quando nel 1912 gli italiani occuparono l'isola di Rodi, la locale comunità ebraica aveva alle spalle una storia secolare. In breve, i suoi membri si adattarono alla nuova condizione e divennero in maggioranza convinti italiani e simpatizzanti del regime fascista. Il vincolo di fiducia fu spezzato improvvisamente nel 1938 dalle leggi razziali, che sconvolsero la vita della kehilà. Molti ebrei furono espulsi, altri migrarono. Chi rimase si sentì al sicuro, ma dopo l'8 settembre 1943 l'amministrazione italiana collaborò con l'occupante nazista, partecipando alla deportazione dell'intera comunità, consumatasi nel luglio 1944.